PFAS, alluvioni, consumo di suolo: in questi anni il nostro territorio ci ha mostrato tutta la sua fragilità e, con essa, il bisogno urgente di salute, sicurezza e cura dell’ambiente in cui viviamo.
Mi chiamo Chiara Luisetto, sono nata e cresciuta a Nove, un paese della provincia di Vicenza dove ho imparato presto cosa significa prendersi cura: della comunità, delle persone più fragili, dei luoghi in cui viviamo.
Dopo il diploma al Liceo Brocchi e la laurea in Politica Internazionale e Diplomazia, ho insegnato alla scuola primaria e sono stata collaboratrice parlamentare. Dal 2014 al 2019 sono stata la prima Sindaca donna di Nove e dal 2014 al 2017 Consigliera provinciale con delega a cultura e turismo. Terminato quel percorso, ho lavorato per tre anni nel coordinamento di servizi per l'assistenza sociale a famiglie e minori. Oggi sono Consigliera regionale del Veneto, Vicepresidente della I Commissione Bilancio e componente della V Commissione Politiche Socio Sanitarie. Ho guidato il PD vicentino come segretaria provinciale e oggi presiedo l’Assemblea regionale. Fino al 2025 sono stata presidente di un’associazione che promuove la cultura ceramica. Per anni il volontariato, prima cattolico e poi politico, ha dato forma a un impegno crescente verso la comunità e il bene comune. Così è cominciato il percorso che mi porta fino a qui.
La mia presenza sul territorio
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I prossimi eventi
Due anni in Consiglio Regionale
Quando, nel 2023, sono entrata in Consiglio Regionale, la legislatura in corso era arrivata al
terzo anno. Sapevo che il tempo a disposizione era poco e le sfide numerose. Ho dunque iniziato da ciò che conosco meglio: le persone e i loro bisogni.
Mi sono impegnata per difendere la sanità pubblica, sostenere le famiglie, soprattutto quelle
più fragili, che si trovano ad affrontare da sole la cura di un anziano o di una persona con disabilità.
Allo stesso modo ho messo al centro del mio impegno la tutela l’ambiente in cui viviamo, lo
sviluppo sostenibile, il lavoro dignitoso, la sicurezza e la parità delle donne. Ciascuna proposta di legge, iniziativa e intervento è nata dal confronto: ho raccolto storie, ascoltato fatiche, portato in Regione voci spesso ignorate.
Il mio Programma
Ambiente: dalla fragilità alla rigenerazione
ho chiesto si realizzi l’atteso studio epidemiologico sui Pfas, l’avvio delle bonifiche, ho preteso tempi certi per i ristori post alluvioni, ho denunciato costi e rischi ambientali della superstrada pedemontana.
- una grande operazione “verità” sulla questione PFAS, che parta dai territori lungo la superstrada Pedemontana e arrivi alle cave dove sono stati stoccati i materiali di costruzione.
- uno studio epidemiologico vero, non solo annunciato, e un’assunzione di responsabilità per tutto ciò che finora non si è fatto: servono monitoraggi, screening, bonifiche e sistemi di filtraggio delle acque.
- una strategia regionale per la gestione della risorsa idrica, che tenga insieme siccità, alluvioni e qualità delle acque. Serve un piano per un Veneto più sostenibile, che affronti anche il consumo di suolo e la qualità dell’aria.
- incentivi reali per cittadini e imprese, per accompagnare davvero la transizione ecologica. Il rispetto per l’ambiente deve diventare una scelta culturale, accessibile a tutte e tutti.
Scuola e formazione: il Veneto che studia e resta
In Veneto il diritto allo studio è ancora troppo fragile. Troppi studenti idonei non ricevono una borsa di studio, gli asili nido restano inaccessibili per molte famiglie, il trasporto pubblico è insufficiente e i percorsi scuola-lavoro sono spesso disorganici e frammentati. Serve tornare a investire davvero nell’istruzione, se vogliamo che le nuove generazioni restino, crescano e contribuiscano al futuro del nostro territorio.
ho chiesto la riapertura di spazi (studentati e mense), trasporti accessibili, politiche per l’infanzia accessibili ed eque, diritto allo studio garantito.
- applicare la legge regionale n. 20 del 2020 e avviare finalmente il progetto per la gratuità dei nidi: un impegno preso e rimasto chiuso in un cassetto per cinque anni. Sostenere l’infanzia significa riconoscere il valore educativo dei nidi e il loro ruolo nella conciliazione vita-lavoro.
- garantire ogni anno borse di studio agli idonei, senza scaricare tutto sul Ministero: la Regione deve mettere risorse proprie e smettere di lasciare migliaia di studenti in attesa.
- costruire un piano strutturale per il trasporto pubblico locale, che renda più semplice e sostenibile spostarsi per studiare, seguendo il modello emiliano-romagnolo: non bastano più bonus occasionali.
- programmare percorsi scuola-lavoro che rispondano ai bisogni reali dei territori, utilizzando bene risorse statali ed europee, senza moltiplicare bandi e sportelli disorganizzati.
- mettere in rete centri di formazione professionale, Veneto Lavoro e centri per l’impiego: è da qui che può nascere un sistema che incrocia chi cerca lavoro, chi forma, e chi ha bisogno di personale qualificato.
Lavoro, casa, vita: dignità possibile
Sempre più persone in Veneto lavorano senza riuscire a vivere davvero. La casa è sicurezza, è il luogo da cui si costruisce il futuro, ma con contratti precari e stipendi bassi, sempre più giovani coppie, famiglie monogenitoriali e lavoratori non riescono nemmeno ad ottenere le garanzie richieste per affittare o comprare.
ho portato in Consiglio il tema della casa accessibile, di politiche attive per il lavoro programmate e certe per dare strumenti a cittadini e imprese, di una parità salariale ancora da costruire.
- realizzare un piano regionale per la casa, in cui edilizia pubblica, co-housing e partenariati locali si rafforzino a vicenda per garantire questo diritto: è il momento di dare priorità a un abitare giusto, che risponda anche ai bisogni degli studenti.
- mettere al centro la qualità del lavoro: la Regione deve rivedere i criteri con cui affida gli appalti, a partire da sanità e assistenza, per garantire condizioni e salari dignitosi. E deve assumersi un ruolo attivo nelle crisi aziendali, tutelando l’occupazione e i diritti di chi lavora.
Mobilità: più treni, meno cemento
La Regione ha speso miliardi per nuove strade, dimenticando pendolari, studenti, ciclisti. I progetti per la mobilità sostenibile sono rimasti al palo, mentre il trasporto pubblico locale continua a perdere risorse e attenzione.
ho denunciato gli sprechi, l’impatto sul bilancio di scelte calate dall’alto, ho chiesto investimenti su trasporto pubblico e proposto interventi di mobilità sostenibile.
- l’elettrificazione della Vicenza-Schio, con l’obiettivo 30-30-30: 30 km in 30 minuti, ogni 30 minuti.
- intervenire sulla viabilità della Valsugana, a fianco delle amministrazioni locali e di Anas, per risolvere definitivamente lo snodo di Carpanè.
- rilanciare gli investimenti in trasporto pubblico locale, assenti da troppi anni: la superstrada Pedemontana ha assorbito tutto, sacrificando strategie alternative.
- realizzare finalmente il biglietto unico, fermo da decenni, mentre altre Regioni lo hanno già introdotto.
- potenziare la rete dei percorsi ciclopedonali strategici a livello regionale, per garantire sicurezza e continuità negli spostamenti quotidiani.
Sanità, sociosanitario e sociale pubblici: ricostruire la prossimità
La sanità e il sociosanitario sono la principale competenza della Regione: oggi pagano anni di scelte politiche sbagliate: personale sanitario in difficoltà, ospedali sotto pressione, famiglie costrette a pagare di tasca propria ciò che dovrebbe essere un diritto, servizi territoriali fragili e discontinui.
ho contrastato i tagli, chiesto nuove assunzioni e difeso il ruolo pubblico dei servizi sociosanitari, ho proposto una legge per tutelare chi si prende cura e sostenuto il terzo settore.
- rafforzare la rete delle cure primarie, perché gli ospedali per acuti non bastano più, e anzi sono in affanno per la mancanza di servizi intermedi e di una presa in carico tempestiva: il mio impegno continuerà a essere rivolto alla ricostruzione della prossimità.
- riempire di competenze, professionalità e risorse le Case di Comunità, non solo costruirle: non possono diventare contenitori per spostare ambulatori o accorpare servizi tolti ai territori. La grave carenza di medici di famiglia e lo svuotamento dei presìdi territoriali, come consultori, centri di salute mentale e distretti, sono il segno di un sistema indebolito.
- recuperare risorse anche attraverso un riequilibrio tra pubblico e privato. Il privato va sostenuto dove integra, non dove sostituisce. Il pubblico gestisce pronto soccorso, rianimazioni, terapie intensive: costi altissimi e insostituibili. Va dotato di un’organizzazione solida, con figure apicali competenti e scelte fondate su merito e capacità.
- rafforzare i servizi nei nodi dell’integrazione sociosanitaria: minori, salute mentale, disabilità, non autosufficienza, dipendenze. Sono ambiti in cui il sociale e il sanitario si intrecciano per dare risposte complesse. Dai centri diurni alle comunità alloggio, alle case di riposo: servono più posti, rette sostenibili e un rapporto stabile con il terzo settore, che non può essere lasciato nelle logiche degli appalti al massimo ribasso.
- costruire una nuova gestione della non autosufficienza, che oggi pesa su famiglie sempre più fragili. I 60 milioni spesi con la DGR 465 non stanno funzionando, e la riforma delle IPAB è ferma da anni. È tempo di rimettere mano al sistema, partendo dalla domiciliarità e dai bisogni reali delle persone.
- approvare finalmente una legge regionale per il riconoscimento e il sostegno dei caregiver familiari: il mio progetto è fermo da mesi per volontà della destra. Ma dare strumenti concreti a chi ogni giorno si prende cura di una persona fragile è un’urgenza sociale. Non è un atto di benevolenza, ma un atto di giustizia.
Spazio per diritti delle donne
la cultura del rispetto deve essere una priorità per la Regione, attraverso il sostegno ai centri antiviolenza e il supporto ad una educazione all’affettività già dalla scuola dell’infanzia. In questi anni ho difeso il lavoro dei centri e chiesto garanzie per una rete che ha bisogno di certezze per essere a fianco delle donne.


